L’idroelettrico in Italia

di Frosio Next

Marzo 2023

Storia italiana dell’idroelettrico

L’idroelettrico, in Italia, risulta essere la forma di energia rinnovabile più antica; essa infatti, affonda le sue radici negli ultimi anni dell’Ottocento, periodo in cui l’Italia rappresentava il paese d’avanguardia mondiale nello sviluppo di sistemi idraulici capaci di ricavare energia pulita. Per anni, nel Novecento, si è persino pensato che con l’idroelettrico fosse possibile raggiungere l’autosufficienza energetica per l’intero paese.

La prima centrale fu inaugurata nel 1895 a Paderno d’Adda, in provincia di Lecco e ad oggi, stando a un calcolo Terna del 2019, ne esistono in tutto il Paese circa 4.401, per la maggior parte sull’arco alpino e appenninico. Anni d’oro per la realizzazione di impianti idroelettrici in Italia furono il 2010 (+480 impianti), il 2016 (+270) e il 2017 (+348); tuttavia, alla crescita in numero non è corrisposto un uguale incremento della potenza generata, poiché è diminuita la taglia media degli impianti stessi.

Questo fenomeno si spiega con l’avvento del mini-idroelettrico, cioè l’installazione di impianti di piccole dimensioni, che comporta l’utilizzo di strutture più piccole, più sicure e con un basso impatto ambientale e paesaggistico. L’installazione di tali impianti è iniziata nei primi anni duemila, tanto che la taglia media complessiva degli impianti nazionali è passata nei primi decenni da 8,4 megawatt fino ad arrivare a circa 4,4 megawatt.

Distribuzione dell’idroelettrico sul territorio italiano

L’idroelettrico in Italia non risulta distribuito in modo uniforme. Infatti, la maggior parte degli impianti si trova lungo le Alpi. A fine 2018 gli impianti registrati sono i seguenti:

  • Piemonte: 930 impianti, corrispondenti al 14,6% del dato nazionale in termini di potenza
  • Lombardia: 661 impianti, corrispondenti al 27,2% del dato nazionale in termini di potenza
  • Province autonome di Trento e di Bolzano : rispettivamente con 268 e 543 impianti, rappresentano insieme il 19,3% della potenza nazionale
  • Veneto: 392 impianti e 6,2% della potenza nazionale
  • Valle d’Aosta: 173 impianti e 5,2% della potenza nazionale
  • Friuli-Venezia Giulia: 233 impianti e 2,8% della potenza nazionale
  • Abruzzo, con soli 71 impianti ma il 5,4% della potenza nazionale
  • Calabria: 54 impianti e 4,1% della potenza nazionale
  • Umbria: 45 impianti e 2,8% della potenza nazionale
  • Liguria, Molise, Puglia, Basilicata e Sicilia raccolgono invece nel complesso il 2,5% della potenza totale installata

Se dalla scala regionale si scende a quella provinciale, si registra una certa disomogeneità anche a livello locale. In Lombardia Brescia e Sondrio hanno ciascuna l’11,9% della potenza nazionale, mentre Pavia, Lodi e Cremona lo 0,1% appena. E oltre alle già citate Trento e Bolzano, si distinguono per produttività nella loro parte più montuosa Torino (5,8%) e Aosta (5,2%), così come Cuneo (3,5%) e Belluno (3,3%). Al centro-sud e sulle isole, invece, le province con valori relativamente più alti sono Teramo (3,0%), Terni (2,6%), Cosenza (1,9%) e Nuoro (1,9%).

Quanta energia viene prodotta?

Alla fine del 2018, secondo i dati raccolti dal GSE, Gestore dei Servizi Energetici, l’Italia risultava avere una potenza complessiva installata per l’idroelettrico pari a 18,94 gigawatt, valore che corrisponde più o meno al 35% della potenza nazionale da fonti green. Inoltre, in termini di energia prodotta, l’idroelettrico in Italia ha raggiunto i 48,8 terawattora, pari a poco più del 15% del fabbisogno energetico nazionale e al 43% della produzione da fonti rinnovabili.

Gli impianti di grosse dimensioni, cioè di potenza superiore a 10 megawatt, sono circa 308 e producono da soli i tre quarti dell’energia complessiva, mentre gli oltre 3000 impianti piccoli, ovvero con potenza inferiore al megawatt, contribuiscono per circa il 6%. A determinare le fluttuazioni di energia prodotta da un anno all’altro sono da una parte i fattori meteorologici e, dall’altra, le nuove installazioni o dismissioni dei grandi impianti. Piuttosto regolare, invece, è la distribuzione geografica dell’energia prodotta: l’80% arriva dalle regioni del nord, e la parte restante è equamente divisa tra centro e sud, con poco più di un punto percentuale di vantaggio a favore delle regioni meridionali.

Idroelettrico in Italia e autonomia energetica

Secondo il report, l’Italia attualmente è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, producendo nel proprio territorio solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. In termini comparativi, l’Italia è quintultima in Ue tuttavia, allo stesso tempo, è seconda in Ue per disponibilità di fonti energetiche rinnovabili ed è annoverata tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’autonomia energetica, avendo aumentato il proprio livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019.

Questa crescita è riconducibile allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili presenti sul territorio e ulteriormente sfruttabili. Inoltre, uno studio di Althesys, società specializzata nella ricerca economica e nella consulenza strategica nei settori ambiente, energia, infrastrutture e utilities, ha stimato che con il solo rinnovamento tecnologico di appena un terzo degli impianti italiani si potrebbe accrescere l’energia generata annualmente quasi del 10%, già entro la fine degli anni Venti del secolo.

Nuove prospettive

L’energia idroelettrica italiana sembra non prevedere nel proprio futuro una crescita esponenziale come altre fonti green, però le prospettive di sviluppo sono tante e interessanti. Oggi la tecnologia e le soluzioni innovative permettono di trasformare in elettricità quasi tutta l’energia dell’acqua, con valori sul 70%-75% che possono arrivare oltre l’80%.

Se per i grandi impianti è difficile pensare possano esserci variazioni significative, una prospettiva interessante è quella del sopra citato mini-idroelettrico. L’aumento dei piccoli impianti, anche per l’autoproduzione, è segno di un settore in crescita da cui trarre benefici energetici ed economici.
Visto che gran parte dei grandi impianti italiani risulta datato (più di 70 anni di vita in esercizio), l’energia effettivamente ricavata risente di tre fattori:

  • i segni del tempo,
  • il mancato ammodernamento delle strutture,
  • il minore potenziale idroelettrico dovuto ai cambiamenti climatici

Il rinnovamento degli impianti anche solo con interventi manutentivi e piccole sostituzioni, è stimato possa far guadagnare già in pochi anni almeno 5,8 gigawatt di potenza e 4,4 terawattora di energia annua, con un risparmio di oltre 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Infine, nonostante l’idroelettrico in Italia sia una fonte assolutamente green, la presenza degli impianti può impattare sull’ambiente, e quindi è necessario trovare delle soluzioni che non incidano negativamente sul paesaggio e sulla fauna locale, in modo che gli impianti siano sempre più integrati nel contesto naturale.

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